giovedì, Giugno 19, 2025

Il termovalorizzatore di Santa Palomba: si riaccendono le polemiche

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Sabato 23 marzo alle 18:00 si è svolto presso la sede “Spazio167” un evento organizzato dall’Associazione giovanile Ossigeno sul tema, del progetto per la costruzione del termovalorizzatore di Santa Palomba, tema che continua a scuotere prepotentemente l’opinione pubblica suscitando molte fratture in una presa di posizione netta tra partiti, comitati e cittadini.

Da sinistra a destra: Alessandro Lepidini (Comitato NO), Marco Durastante (Moderatore di Ossigeno), Francesco Capone e Patrizia Feletig (Comitato DAJE!)

L’evento ha visto la presenza di tre ospiti: due tecnici del Comitato Termovalorizzatore Roma-Daje e per il Comitato NO Inceneritore a Santa Palomba il suo fondatore, causa assenza del loro tecnico Girardi. Le due parti hanno dovuto rispondere ad una domanda che ha dato il titolo all’evento – Termovalorizzatore Sì o No? – motivandone la risposta chiaramente nel dibattito, per tentare di chiarire i dubbi della cittadinanza.

Lo scontro tra le due parti ha preso fin da subito una piega dispersiva e retorica, a partire dai toni accesi e faziosi che hanno impedito agli invitati di esprimersi in tranquillità, nonostante i continui tentativi di moderazione non sufficienti: la discussione aveva l’intento di trattare la termovalorizzazione da un punto di vista puramente tecnico e privo di moventi politici e retorici; sta al pubblico decretare dai dubbi sollevatisi e chiariti se sia stato o meno così da una parte all’altra.

“Gli hanno fatto credere ai romani che avrebbero avuto una città pulita, quando questa (l’inceneritore con la pulizia della città) non c’entra niente… C’hanno interesse a fregarli i romani: come a tutti voi quando dite che bello, evviva l’inceneritore, o il termovalorizzatore, come vi piace tanto chiamarlo. È un inganno, un imbroglio di una gravità assoluta.”

Così esordisce Alessandro Lepidini del Comitato NO, per trattare la questione del termovalorizzatore sul nostro territorio, spiegando che con il loro comitato hanno proposto una petizione di valenza straordinaria perché “hanno lasciato che il monarca Gualtieri facesse come gli pareva”, in questa petizione richiedono di rimuovere dall’Art.13 la sezione A, per la programmazione dei piani, e la D, per l’autorizzazione al loro impianto di termovalorizzazione, andando a decretare illecita e violenta l’attuazione del progetto di costruzione del termovalorizzatore.

Incalza Lepidini, denunciando il silenzio dei presidenti in Regione Lazio, annunciando di voler arrivare in Europa, asserendo che l’Europa non finanzi i progetti di termovalorizzazione poiché non rispettino i criteri e non siano “green”, non siano finanziabili come progetti ed a lungo termine comportino danni ambientali significativi, rifacendosi alla Tassonomia Europea.

Interviene allora il Comitato Daje-Roma, per il “sì”, spiegando la gerarchia della Tassonomia Europea con il 65% del riciclo e motivando l’assenza del termovalorizzatore a questa dicendo che tali progetti non sono finanziabili con fondi comunitari proprio perché sono altresì finanziabili con il Project Finance.

“Non parliamo di questioni politiche ma tecniche… Noi difendiamo la società tecnologica, a nostro avviso (il termovalorizzatore) non è un aggeggio del male, non è un inferno e non comporta un impatto ambientale significativo”

Così risponde Francesco Capone del Comitato DAJE, venendo subito interrotto da alcuni esponenti del NO, che hanno citato il fatto che ad Acerra non abbiano dato l’ok per la 4° linea, che avrebbe ampliato l’impianto di termovalorizzazione, proprio a causa di un aumento persistente dei tumori nella zona.

Il Presidente di Regione, De Luca, per quanto riguarda la situazione ad Acerra ha decretato “satura” l’area ed ha istituito un Osservatorio Regionale, ma queste recenti azioni sono piuttosto frutto di un diètro frònt politico e non di una ricerca ed analisi scientifica vera e propria.

Difatti non tarda ad arrivare la risposta del Comitato DAJE, che cita uno studio del 2016 sulle emissioni dell’impianto di Acerra condotto dal CNR, asserendo che ad Acerra i danni ambientali siano causati da centrali di olio di cocco e che dunque la colpa non sia da imputare al termovalorizzatore. Capone denuncia inoltre anche gli studi di Regione Lazio sui termovalorizzatori nel Lazio che presentano solo faziosità politiche e non specifici interessi per la causa scientifica ed il benessere della cittadinanza.

La discussione è continuata a lungo tra retoriche varie, lasciando molti dubbi sulla tecnologia del termovalorizzatore e sul suo funzionamento, ma soprattutto sul preciso caso di Santa Palomba che interessa da mesi ormai la città di Pomezia e non solo, non avendo trovato chiarezza in queste questioni emerge come l’opinione pubblica non sia ancora totalmente cosciente dei reali cambiamenti che si troverà a vivere all’indomani, cambiamenti che avverranno comunque, come ha già annunciato il Consiglio di Stato.

Questo evento, che ha dato spazio ai temi che interessano la cittadinanza attiva, è di certo un primo passo verso la comprensione dei cittadini di ciò che accade nella propria città, ma questo stesso evento ci insegna come ci sia bisogno di maggiori e migliori incontri, al fine di formare democraticamente ed andare oltre la retorica quando parliamo del bene pubblico.

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