giovedì, Giugno 19, 2025

REFERENDUM CITTADINANZA: ritorno al voto popolare

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La cittadinanza su un modello europeo

Prima di addentrarci nel dibattito sul referendum e sulle proposte italiane, è utile comprendere i principali modelli di acquisizione della cittadinanza adottati nel mondo. I criteri variano da paese a paese e determinano il modo in cui una persona può diventare cittadino. Tra i più diffusi troviamo:

  • Ius Sanguinis: il principio secondo cui la cittadinanza viene trasmessa per discendenza. È il sistema su cui si basa principalmente l’Italia, dove un bambino ottiene la cittadinanza se almeno uno dei genitori è italiano. Altri paesi che seguono principalmente questo criterio sono la Germania (anche se con alcune aperture allo Ius Soli condizionato) e molti stati dell’Europa dell’Est.
  • Ius Soli: prevede che la cittadinanza venga acquisita in base al luogo di nascita. Sistema adottato dagli Stati Uniti e dalla maggior parte dell’America Latina. Dove chiunque nasca sul territorio nazionale ottiene automaticamente la cittadinanza, indipendentemente dalla nazionalità dei genitori. In Europa è molto meno comune e, dove presente, è in genere condizionato (come in Francia).
  • Ius Scholae: un modello proposto in Italia, che prevede la cittadinanza per i minori stranieri che abbiano completato un ciclo scolastico. Questa formula è al centro del dibattito in Italia e rappresenta una possibile evoluzione verso una maggiore apertura verso i giovani cresciuti e formati nel Paese.
  • Ius Culturae: un approccio che concede la cittadinanza a coloro che dimostrano una forte integrazione culturale nel paese, per esempio tramite l’educazione o la partecipazione attiva alla vita sociale. Questo principio è stato preso in considerazione nel dibattito italiano, ma è ancora in fase di discussione e non è largamente adottato in Europa.
Credits: www.ilcorriere.it

L’Italia in Europa

Nel contesto europeo, l’Italia si colloca tra i paesi con regole più restrittive per l’acquisizione della cittadinanza. A differenza di paesi come la Francia, che prevede una forma di Ius Soli condizionato (ossia la cittadinanza automatica per chi nasce in Francia da genitori stranieri, ma solo se hanno vissuto legalmente nel Paese per un certo periodo), l’Italia continua a basarsi prevalentemente sullo Ius Sanguinis. Tuttavia, negli ultimi anni si sono moltiplicate le pressioni per allinearsi a modelli più inclusivi presenti in altre nazioni europee.

Paesi come la Spagna e il Portogallo, che storicamente avevano criteri di cittadinanza più rigidi, hanno introdotto riforme per facilitare l’accesso alla cittadinanza per i residenti di lungo termine, in particolare per i figli di immigrati nati sul loro territorio. Anche la Germania ha intrapreso una via di apertura, combinando lo Ius Sanguinis con uno Ius Soli limitato: i bambini nati da genitori stranieri possono ottenere la cittadinanza tedesca se almeno uno dei genitori risiede legalmente nel Paese da un certo numero di anni.

In questo contesto, l’Italia risulta ancora poco allineata con le normative europee che promuovono l’inclusione dei residenti di lungo termine e dei giovani stranieri cresciuti nel Paese. La proposta del referendum popolare e le discussioni politiche sullo Ius Scholae rappresentano un tentativo di recuperare il terreno perduto rispetto ai partner europei più aperti, anche se la strada da percorrere sembra ancora essere lunga e complessa.

Credits: osservatoriocpi.unicatt.it

Il ruolo di Tajani e la proposta di Forza Italia

Nel corso degli ultimi mesi, il dibattito sulla cittadinanza ha visto emergere il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, come una figura centrale. La sua proposta, sostenuta da Forza Italia, mira a restringere i criteri dello Ius Sanguinis, che attualmente consente a chi ha legami di sangue con cittadini italiani di ottenere facilmente il passaporto italiano. Tajani ha inoltre delineato un’idea alternativa: l’introduzione di uno Ius Scholae che garantirebbe la cittadinanza a chi ha frequentato le scuole italiane per almeno 10 anni, ma solo con “profitto”.

Tuttavia, non è stato ancora chiarito cosa si intenda con il termine “profitto”: si riferisce al semplice completamento degli studi o implica criteri di merito?

Questo punto solleva una domanda importante: la cittadinanza verrebbe così riservata a una “élite” di studenti? È un quesito aperto che lascia spazio a dubbi su quale sia la reale intenzione dietro questa proposta.

Credits: https://www.ilsole24ore.com

La nascita del referendum popolare

In seguito all’incapacità del Parlamento di trovare un accordo sulla riforma della cittadinanza, il partito +Europa ha deciso di spingere per un referendum popolare. L’iniziativa si presenta come una risposta al clima di incertezza e alle tensioni politiche, raccogliendo rapidamente oltre 500mila firme entro il 30 settembre 2024. Questo risultato ha garantito la possibilità di portare la questione al voto popolare, con la chiamata al voto che potrebbe tenersi nella primavera del 2025.

La proposta referendaria mira a ridurre il periodo di residenza richiesto per ottenere la cittadinanza italiana da 10 a 5 anni, abbattendo uno degli ostacoli più significativi per gli stranieri residenti in Italia. Al centro del dibattito vi è l’idea di allentare la prevalenza dello Ius Sanguinis a favore di un approccio più inclusivo, che tenga conto della permanenza sul territorio e della partecipazione alla vita scolastica e sociale del Paese.

https://referendumcittadinanza.it

Il percorso verso il voto

Con le firme già raccolte, ora si attende l’esito della Corte Costituzionale sull’ammissibilità del quesito referendario. Se confermato, il referendum potrebbe tenersi nella primavera del 2025. Per essere valido, sarà necessario che voti il 50% più uno degli elettori, ossia circa 23 milioni di persone. Il tema della cittadinanza ha il potenziale di mobilitare un ampio numero di elettori, ma resta incerto se si riuscirà a raggiungere il quorum necessario per approvare la riforma.

Quale sarebbe l’impatto su Pomezia?

A Pomezia, con circa 64mila abitanti, la popolazione straniera rappresenta una parte significativa della comunità. Con il 12,9% dei residenti di origine straniera, provenienti principalmente dall’Europa dell’Est, dall’India e dal Bangladesh. La proposta di ridurre il periodo di residenza per ottenere la cittadinanza potrebbe portare importanti cambiamenti nella nostra città. Migliaia di stranieri residenti da anni a Pomezia potrebbero finalmente accedere alla cittadinanza italiana, accelerando il loro processo di integrazione.

In particolare, la riforma inciderebbe sui giovani nati o cresciuti in Italia, che frequentano le scuole locali e sono già ben integrati nella società. Ridurre i tempi per ottenere la cittadinanza significherebbe permettere a questi ragazzi di diventare cittadini italiani prima del raggiungimento della maggiore età, evitando le lunghe attese attualmente previste.

Statistiche demografiche

Conclusioni

Il referendum sulla cittadinanza rappresenta una svolta cruciale non solo per il futuro del Paese, ma anche per comunità come Pomezia. In cui la presenza di una vasta popolazione straniera rende il tema particolarmente rilevante. Sarà interessante vedere come la questione verrà affrontata dagli elettori e se la riforma contribuirà davvero a una maggiore inclusione o se, al contrario, introdurrà nuovi criteri di esclusività.

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