giovedì, Giugno 19, 2025

Referendum 2025: lavoro e cittadinanza al voto

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Referendum 2025: lavoro e cittadinanza al voto. L’8 e il 9 giugno i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari. Sono ben 5 i quesiti che la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili: quattro referendum sul lavoro e uno sulla cittadinanza. Particolarmente sentiti dalla popolazione, i quesiti referendari sono stati richiesti da oltre 4 milioni di persone.

I referendum sul lavoro

  1. Abrogazione delle “tutele crescenti”: Il primo quesito referendario ha come obiettivo l’abrogazione delle “tutele crescenti” previste dal Jobs Act per i lavoratori assunti dopo il 2015. Attualmente, nelle imprese con più di 15 dipendenti, chi viene licenziato illegittimamente non ha diritto al reintegro nel proprio posto di lavoro a seguito di una sentenza di un giudice che dichiara ingiustificato il licenziamento.
  2. Abrogazione del “tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese”: Il secondo quesito interviene sul risarcimento per licenziamento illegittimo nelle aziende con meno di 16 dipendenti. Attualmente il massimo indennizzo previsto è di sei mensilità, anche in caso di licenziamento ingiustificato. Il referendum propone di eliminare questo tetto, delegando ai giudici il compito di determinare la portata dell’indennità.
  3. Giustificazione oggettiva per i contratti a tempo determinato: Il terzo quesito pone l’attenzione sui contratti a termine, proponendo di eliminare alcune disposizioni normative che consentono alle aziende di assumere lavoratori a tempo determinato senza una giustificazione oggettiva. Oggi è possibile stipulare contratti a tempo determinato fino a 12 mesi senza l’onere di motivazione.
  4. Responsabilità per le imprese committenti: Il quarto referendum si occupa della responsabilità in caso di infortuni nei contratti di appalto. Oggi la normativa esclude l’azienda committente dalla responsabilità per danni legati ai rischi specifici delle imprese appaltatrici o subappaltatrici. L’abrogazione della norma estenderebbe la responsabilità all’imprenditore committente.

Il Referendum sulla Cittadinanza Italiana

  1. Cittadinanza e integrazione: L’ultimo referendum propone la riduzione da 10 a 5 anni per il periodo di residenza legale in Italia necessario per poter richiedere la cittadinanza italiana. A ciò si aggiunge automaticamente l’estensione di questo diritto anche ai figli minorenni dei richiedenti. La proposta punta a migliorare l’integrazione dei cittadini stranieri che risiedono stabilmente in Italia, riconoscendo il loro contributo allo sviluppo della società italiana. Restano invariati gli altri requisiti per l’ottenimento della cittadinanza, come la conoscenza della lingua italiana e l’assenza di precedenti penali.

Il referendum “bocciato”

La Corte Costituzionale ha respinto un sesto quesito referendario che riguardava l’autonomia differenziata. Il quesito cercava di bloccare l’attuazione delle norme ampliatrici delle competenze regionali in materie come sanità, istruzione e trasporti. La Corte Costituzionale ha dichiarato il quesito inammissibile, ritenendo che non rispettasse i requisiti costituzionali.

Cos’è il referendum abrogativo?

Il referendum abrogativo è lo strumento di democrazia diretta per eccellenza previsto dall’Art. 75 della Costituzione Italiana. I cittadini hanno così la possibilità di decidere se abrogare (cancellare) una legge o una parte di essa.

Affinché un referendum sia considerato valido, è necessario che partecipi alle votazioni almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto. Se la maggioranza dei votanti sceglie il “Sì”, la norma oggetto del referendum viene abrogata dall’ordinamento giuridico.

Perché si vota a giugno?

La scelta di convocare il referendum a giugno è stata oggetto di un acceso dibattito politico. Le forze di opposizione hanno mosso forti critiche per questa decisione: sostengono che la tempistica favorisca l’astensionismo, dato il periodo estivo, quando molti cittadini potrebbero essere meno inclini a recarsi presso le urne. Forti critiche sono arrivate dal segretario di Più Europa Riccardo Magi: «La scelta di questa data da parte del governo dimostra tutta la paura che l’esecutivo ha nel voto, perché tra le due possibilità è stata scelta quella più sfavorevole per la partecipazione popolare. Noi avevamo richiesto che ci fosse l’abbinamento con il primo turno delle amministrative, quindi referendum day con il 25 e 26 di maggio».

Conclusioni

Il voto referendario del 2025 rappresenta un momento di democrazia per tutta la cittadinanza italiana. L’invito è quello di informarsi e di partecipare attivamente, per contribuire con il proprio diritto al voto alle scelte che riguardano il futuro di tutti noi.

Gian Mario Mazzola
Gian Mario Mazzola
19 anni. Studente di Giurisprudenza presso l'università La Sapienza di Roma. Appassionato di storia, politica e letteratura. Mi occupo di politica locale, nazionale e di approfondimenti sul nostro passato politico.

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