L’accordo
A inizio novembre Italia e Albania hanno firmato un trattato internazionale, che permetterà all’Italia di portare in 2 centri in Albania i migranti, facendogli completare lì la richiesta d’asilo.L’accordo, che ha colto di sorpresa gli alleati della Meloni, Salvini e Tajani, ha come obiettivo far gestire da quei centri circa 36 Mila migranti ogni anno, non è ancora però chiaro come.
Sappiamo che in quei centri opererà l’ordinamento italiano e quindi i migranti che richiedono lo status di rifugiato seguiranno il nuovo percorso italiano accelerato con le relative commissioni e giudici italiani, pur non essendo l’Albania un paese neanche dell’UE. Andrà in Albania chi proviene dai cosiddetti “Stati sicuri”, questo perché i cittadini di quei paesi spesso non riescono ad ottenere la posizione di rifugiato e vengono classificati come “migranti economici”, portandoli all’espulsione. l’Italia inoltre finanzierà tutte le attività all’interno dei centri, inclusa la sicurezza interna alla struttura.
Un percorso ad ostacoli tutto nostro
Nonostante l’obiettivo dichiarato sia quello di velocizzare le procedure, investendo persino diverse decine di milioni di euro in infrastrutture all’estero anziché in Italia, il rischio è di togliere risorse alla guardia costiera e di finanza. Il motivo è semplicemente nel viaggio verso l’Albania, avendo escluso le ONG solo le navi delle nostre forze dell’ordine possono trasportare i migranti per un viaggio di circa 6 giorni andata e ritorno. Inoltre, per non dover applicare il diritto europeo che richiederebbe di portarli in Italia, le navi dovranno salvare i migranti nelle acque internazionali e teoricamente partire da lì verso l’Albania. Ma visto che secondo il trattato i fragili, ossia donne e bambini, dovranno comunque essere trasportati in Italia le strade possibili sono 2: o le navi attraccheranno in Italia e quindi dovrà essere applicato il diritto europeo e tutti, non solo i fragili, scenderanno nel porto italiano vanificando i centri albanesi oppure dopo il salvataggio un’altra nave si recherà in acque internazionali per portare i fragili in Italia mentre l’altra partirà con destinazione Albania. In ogni caso il rischio che ci siano ricorsi per violazione dei trattati sul salvataggio in mare e un generale spreco delle nostre risorse nautiche è dato per certo.
E in Albania?
Edi Rama è stato molto diretto “Non risolverà nulla. Giorgia Meloni ci ha chiesto un aiuto e glielo abbiamo dato”. Da parte dell’Albania una dimostrazione di disponibilità verso l’Italia, da ricambiare (implicitamente) con una buona parola per l’entrata dell’Albania in UE.
E a noi cosa resta?
La certezza dei ricorsi giudiziari, per un esperimento di Meloni che pagheremo con i nostri soldi e le nostre navi, facendo noi un favore all’Albania, visto che di centri per la gestione dei migranti in Italia ne abbiamo smantellati tanti.