venerdì, Giugno 20, 2025

MILEI: IL FUTURO DELLA POLITICA?

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Tra travestimenti da “ancap-man” – un supereroe anarcocapitalista creato dal politico argentino – e motoseghe Javier Gerardo Milei, rappresentante del Partito Libertario, vince le elezioni presidenziali in Argentina con il 55% dei voti sconfiggendo l’ex ministro dell’economia Sergio Massa, rappresentante dell’Unione per la Patria.


Ma chi è Milei?
È un economista argentino, aderente alla filosofia anarco-capitalista con posizioni riconducibili all’estrema destra liberale e liberista: vuole porre fine all’istruzione pubblica; vuole privatizzare la sanità e legalizzare il libero commercio di organi umani, di armi da fuoco e di droghe; considera la tassazione un furto (per questo motivo ogni mese mette in palio il suo stipendio attraverso un sondaggio) ed è contrario alla giustizia sociale (considera le disuguaglianze come parte della natura umana). Milei crede che il cambiamento climatico sia una “menzogna del socialismo” e si dichiara moralmente contrario all’aborto ma favorevole ai matrimoni LGBT e eterosessuali come “contratti privati”.
Sostiene l’ex presidente brasiliano Bolsonaro e l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, soprattutto per il loro “anticomunismo”.
In politica estera è allineato alle politiche degli Stati Uniti e d’Israele, annunciando la sua intenzione di inviare armi all’Ucraina e di supportare Israele nel conflitto israelo-palestinese.

A questo punto, chiarificate le sue posizioni, tutti dovremmo chiederci perché abbia vinto queste elezioni.
Sono stati gli stessi peronisti, che formavano il governo precedente, a concedere questa vittoria a Milei, poiché sono gli stessi che non sono riusciti a contrastare il fallimento economico dell’Argentina – che ormai va avanti da settant’anni.
Così, tra continue banche rotte e un’inflazione al 143%, i peronisti hanno lasciato completamente aperta la strada ad un populista del calibro di Milei.
Con il suo carisma e le sue posizioni irriverenti e aggressive verso la “casta” del paese, è riuscito a conquistare facilmente il consenso popolare.
L’esito di queste elezioni deve essere un avvertimento per l’intera Europa: la politica da arte di governo si sta trasformando in intrattenimento sempre più estremo. Si sta cancellando quel confine tra satira e politica, si sta distruggendo la definizione di politica per come la conoscevamo.
L’Occidente, se vorrà salvare la sua democrazia, dovrà lottare contro questa tendenza.

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