“Vorrei tanto chiedere aiuto in modo più sano, non dire sempre e minacciare ‘mi ammazzo’.
Vorrei tanto riappropiarmi di me stesso, essere finalmente qualcuno, avere un’identità, identificarmi in qualcosa.”
Il 25 ottobre, il Circolo ARCI “Alessandro Casponi” di Pomezia ha ospitato un evento dedicato alla sensibilizzazione sul tema della salute mentale. L’incontro è ruotato intorno alla proiezione di uSÙ, il cortometraggio di Mimmo Mancini, seguito da una discussione moderata da Sara Concato, proprio con l’autore e attore del corto (Mimmo Mancini). La serata ha posto un forte accento sull’evoluzione della concezione della malattia mentale, le sfide locali e nazionali per supportare chi vive una disabilità mentale, e la storia della riforma Basaglia.

uSÙ: un cortometraggio di denuncia e sensibilizzazione
Il cortometraggio uSÙ, diretto e interpretato da Mimmo Mancini, rappresenta un forte atto di denuncia verso l’isolamento delle persone con disagio mentale nella società odierna. Racconta la storia di Francesco, un giovane lasciato solo dopo la morte della nonna, unica persona che si prendeva cura di lui. Abbandonato da genitori latitanti e un padre violento, Francesco incarna un dramma che non solo scuote emotivamente ma punta a una riflessione profonda su come la disabilità mentale possa colpire chiunque, a prescindere da ceto o contesto familiare. Il corto riflette sul tema dell’abbandono e sulla carenza di un sistema sociale e sanitario che sappia accogliere e supportare adeguatamente queste persone.
Mimmo Mancini: l’impegno tra cinema e teatro per abbattere il pregiudizio
Mimmo Mancini ha alle spalle un’importante carriera nel cinema e nel teatro, dove da tempo esplora temi sociali complessi. Con uSÙ, prosegue il suo lavoro di sensibilizzazione cominciato già con lo spettacolo Lo Zi, dedicato alla disabilità. Per Mancini, la disabilità – sia essa fisica o mentale – richiede una vicinanza empatica e un superamento dei pregiudizi che spesso circondano chi ne soffre. Durante le riprese di un altro film, Colpo di Luna, ha raccontato di come il confronto diretto con pazienti psichiatrici in una comunità per un mese sia stato fondamentale per il cast per comprendere meglio la sofferenza e la realtà di chi vive questa condizione, per poter interfacciarsi introspettivamente con una parte di noi che spesso fuggiamo, per paura. Attraverso il suo lavoro, Mancini lancia un messaggio chiaro: chi ha paura della disabilità, teme una parte di sé stesso.
Franco Basaglia e la riforma: dall’isolamento alla libertà dei pazienti
L’evento ha dedicato un ampio spazio alla figura di Franco Basaglia e alla sua rivoluzionaria legge 180 del 1978, che ha segnato la chiusura dei manicomi e sancito il diritto delle persone con disturbi mentali a vivere in libertà, anziché essere recluse in strutture carcerarie. La legge Basaglia è stata un traguardo epocale in Italia, che ha portato alla nascita dei Centri di Salute Mentale, anche se oggi il sistema sanitario sconta ancora gravi lacune strutturali e di personale, come emerso anche a Pomezia (in cui non esiste un dipartimento proprio per la salute mentale). Basaglia, direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia dal 1961, credeva che ogni paziente avesse il diritto alla dignità e che la malattia mentale non dovesse rappresentare una condanna al confinamento. La sua idea pionieristica di portare i pazienti fuori dalle strutture per interagire con il mondo esterno, sfidando le istituzioni psichiatriche dell’epoca, ha ispirato non solo il cinema, ma un’intera rivoluzione culturale.

Pomezia e i casi di cronaca sulla salute mentale
Come molte realtà italiane, anche Pomezia si trova ad affrontare sfide rilevanti legate al supporto per la salute mentale. La città dispone di risorse limitate, con pochi centri dedicati e un numero ridotto di psicologi. Non sono mancati, negli anni, episodi di cronaca che testimoniano le difficoltà nel gestire persone in condizione di disagio psichico, a volte legate a una cronica carenza di strutture adeguate e all’isolamento sociale. Situazioni più gravi e complesse si sono riscontrate in altre parti d’Italia, come citato nel dialogo dopo la visione del corto, come il drammatico caso di un “lager” per pazienti psichiatrici scoperto a Reggio Calabria negli anni 2000, dove le persone abbandonate da decenni in condizioni disumane erano ormai private della propria dignità.

Conclusioni: un cambiamento culturale ancora necessario
L’evento ha mostrato come l’approccio ai disturbi mentali richieda ancora oggi un profondo cambiamento culturale. Serve una maggiore sensibilizzazione verso la realtà della disabilità mentale e una riflessione collettiva su come la società possa migliorare l’inclusione e l’assistenza. Il cortometraggio di Mimmo Mancini e la storia della legge Basaglia ricordano che non è sufficiente “curare” i pazienti, ma serve garantire loro una vita dignitosa, sostenendo percorsi di autonomia e inclusione sociale, che è diverso dall’integrazione sociale.
Attraverso eventi come questo, è possibile dare voce a chi spesso non ne ha e stimolare il territorio e le istituzioni locali a considerare una nuova attenzione verso la salute mentale come diritto universale.