Oggi moriva nel 1790 l’economista che ha dato alla luce l’economia classica, permettendo quella sintesi di esperienze diverse in una teoria unificata nel libro “La ricchezza delle nazioni” che ci dà un idea del libero mercato che proponeva.
UN CONTESTO UNICO
È impossibile non contestualizzare Smith, professore di filosofia morale all’università di Glasgow, il quale vive in un epoca storica di forte protezione da parte della corona inglese delle proprie compagnie coloniali, ma con all’interno della nazione forze che stavano dando origine a nuove forme capitalistiche.
Nel l’ambito del libero mercato, opposto al monopolio di stato protezionista, nasceva una concreta divisione del lavoro che dava la possibilità di specializzarsi, di ridurre gli sprechi di tempo e sfruttare l’innovazione come strumento per rendere più efficiente il lavoro stesso.
LUCI E OMBRE DELLA DIVISIONE
La specializzazione porta alla necessità dello scambio e quindi del mercato e l’efficientamento promosso dalla divisione del lavoro crea le condizioni per un espansione del mercato attraverso nuovi mezzi di trasporto e comunicazione, rendendo tutti progressivamente partecipi di questo progresso.
Smith inoltre riconosce la riduzione dell’esperienza e dell’imaginazione dell’individuo che si specializza in una specifica attività, ed è per questo che prevede lo sviluppo di un istruzione finanziata dallo Stato che possa compensare.
LA MANO INVISIBILE
Il concetto di mano invisibile del mercato è fondamentale messo in rilievo rispetto al contesto. Con questa locuzione Smith riconosce come gli individui riescano a generare oltre ad un ordine sociale anche sviluppo economico non direttamente, ma attraverso il perseguimento del proprio fine personale. Ciò non ci deve far pensare che Smith abbia un idea totalmente individualista ma anzi la mano invisibile sta lì come principio di regolazione dei mercati e dello sviluppo stesso, quasi fosse un fenomeno naturale.
UN ORIENTAMENTO COMPLESSO
In conclusione è difficile collocare Smith in uno schieramento politico contemporaneo, ma ci resta solo il poter riconoscere l’impulso che ha dato, nel suo tempo, al supermercato del protezionismo e ad una importante comprensione pratica, che anche Marx gli riconosce, del nascente capitalismo.