giovedì, Giugno 19, 2025

Scorie radioattive

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Cosa sono?

I rifiuti radioattivi sono una speciale tipologia di rifiuti che vanno smaltiti diversamente rispetto ai rifiuti convenzionali. Variano da una radioattività molto bassa ad una radioattività alta. In base alla tipologia hanno cicli di smaltimento differenti, ad esempio fino alla bassa radioattività verrano contenuti per 350 in contenitori metallicci, rivestiti di un cemento speciale, incastonati nel cemento armato e infine coperti da una collina artificiale, avendo quindi ben 4 strati di protezione.

Da cosa sono prodotti?

Sono il prodotto in primis delle centrali a energia nucleare, ma, nel caso dell’Italia che dal 1987 ha dismesso le sue centrali, parliamo soprattutto di rifiuti di medicina nucleare oltre ad alcuni prodotti industriali a bassa radioattività.

Deposito spagnolo di El Cabril per i rifiuti a bassa radioattività.

Come vengono gestiti in UE?

In UE vengono organizzati dei depositi nazionali, ad oggi già operativi per i rifiuti a bassa radioattività. Vengono inoltre progettati depositi geologici di profondità per i rifiuti altamente radioattivi, anche con la collaborazione di più paesi. Questo perchè lo stoccaggio di rifiuti ad alta radioattività richiede luoghi geologicamente stabili visti i lunghi tempi di decadimento radioattivo.

E noi?

Noi in Italia dal 1999 stiamo progettando la costruzione del nostro Deposito Nazionale, analizzando con parametri ambientali, morfologici e di storia del territorio e densità demografica quale sia il luogo ideale per conservare i rifiuti. Attraverso ogniuno di questi parametri sono state escluse diverse aree non idonee, ad esempio per via di una pendenza superiore al 10% o anche perchè si trattava di luoghi di pregio paesagistico. Una lista completa dei criteri di esclusione la trovate qui.

Cos’è il Deposito Nazionale?

Una soluzione agli attuali 20 siti di stoccaggio provvisorio sparsi per l’Italia. Con il Deposito Nazionale ci sarà maggiore sicurezza nella gestione di questi rifiuti nei prossimi 300 anni di monitoraggio, mentre ora vengono conservati in luoghi con diverse criticità. Un’infrastruttura riconosciuta come essenziale anche da chi ne osteggia la costruzione nei propri territori.

Perché solo ora?

Dopo i rinvii della politica, che ha tenuto segreta la CNAPI dal 2015, la mappa dei luoghi potenzialmente adatti ad ospitare il Deposito, oggi sono stati ristretti attraverso la CNAI a 51 luoghi adatti alla costruzione di un’infrastruttura così importante.

E allora facciamolo!

Non è così semplice. Il Ministro dell’Ambiente può imporre la costruzione in una delle aree idonee, ma nessun Comune è d’accordo e ciò vanificherebbe il lavoro di confronto con i cittadini fatto dalla SOGIN, che si occupa del progetto. Un modello di confronto che è prassi in Europa e che si è concretizzato in Italia con un lungo Seminario che ha toccato tutte le regioni, animando un dibattito pacato e razionale. Ma i dubbi e le opposizioni non mancano, come vi raccontavamo.

La centrale Enrico Fermi di Trino Vercellese. Alessandro Vecchi, CC BY-SA 3.0 da Wikimedia Commons

Ma Trino Vercellese?

La città, che già ospita un deposito provvisorio, dopo essersi autocandidata, per via delle pressioni dei Comuni vicini, è stata spinta a ritirarsi. Inoltre SOGIN l’aveva inizialmente esclusa dalle aree idonee perché molto vicina al fiume Po.

Come la risolviamo?

Rispetto all’UE è stato più difficile avere il supporto dei cittadini: in Francia, ad esempio, ci sono state diverse autocandidature e come in Italia si sono organizzati dibattiti con la popolazione sui benefici e le modalità. Cambieranno i cittadini idea prima che li costringa la politica?

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